sábado, 3 de marzo de 2007

di Bologna mi ricordo...

… quando vivevo con L. in stanza doppia e nascondevo le caramelle nei posti più impensati nella sua parte di stanza: sotto il cuscino, fra le coperte, dietro lo stereo, sulla tastiera del computer, fra i pupazzi… non ricordo chi aveva iniziato, se lei o io, ma è una cosa che abbiamo continuato a fare per tutto l’anno. Ricordo ancora quando ne avevamo parlato, di questa buffa abitudine, e lei ridendo mi aveva detto “mi piace questa cosa, peccato che diventeremo delle botti diabetiche…” ma era felice.
Poi le strade ci hanno diviso, lei è andata in Erasmus, io ho cercato un’altra casa, poi sono andata in Erasmus io, l’anno dopo lei si stava laureando e non viveva più a Bologna, insomma: ci siamo divise. Però continuiamo a sentirci, anche se di rado. Quelle caramelle nascoste qualcosa avranno voluto dire…

… quando Ma. e Mi. una sera si misero a mangiare tutti gli yogurt che avevano in frigo, quelli scaduti e quelli in via di scadere… cenarono così, a yogurt scaduti! Me ne offrirono anche un po’, forse anch’io mangiai dei miei… Mi sentivo quasi sempre, con loro, come se fossi una spettatrice: loro a interagire, io a guardare. Non è sempre stato così, qualche volta parlavo anch’io, ricordo qualche discorso un po’ più profondo con Ma. (sul fatto di trovare un miliardario e sposarlo – lo diceva per scherzo ma un po’ anche seriamente… ma anche del fatto che oggi le persone vogliono meno responsabilità…) mentre con Mi. era più difficile, perché parlava quasi sempre lei e io non sentivo mai lo spazio per inserirmi nei suoi discorsi e dirle ciò che pensavo, il più delle volte in disaccordo con lei, però (o forse proprio per questo) non riuscivo mai a dirlo…

… l’amico “pusher” di M. che entra in camera mia alle 6 di mattina chiamandomi “fenomena”, si siede sul mio letto e mi prende la mano, io sconvolta dall’orario e domandandomi che cosa sta succedendo, i capelli arruffati e il pigiama… lui dicendomi, anzi più precisamente farfugliandomi, che è stato bello conoscermi… poi mi bacia la mano, chiude la porta e se ne va…

… il forte odore di candeggina che riempie le strade quando i proprietari dei negozi e/o delle case si mettono a pulire il loro pezzettino di sotto-portico; mi ha sempre colpito questo fatto che i portici sono di proprietà delle case, anche se a tutti gli effetti sono suolo pubblico, perché chiunque ci può camminare sopra… ma ognuno di loro possiede il suo quadratino di “marcipiede” sotto il portico e lo deve pulire, mantenere, i più pignoli fanno addirittura lucidare il marmo. Di solito, dicevo, chi si occupa di pulire il pavimento del proprio portico usa un mix di acqua e candeggina, per disinfettare e lavare via l’odore dei punkabbestia, dei loro cani e di tutti i vari liquidi e solidi corporali, canini… e non solo.
Il risultato è che quasi sempre, soprattutto la mattina, in certe zone spicca quell’odore, di disinfezione, di pulizia, che però non sa di buono, è comunque maleodorante, penetra nelle narici e fa venire la nausea…

… una serata con L., quando era via in Erasmus ed è tornata una settimana in aprile, nella casa nuova di M., a bere birra a collo tutti dalla stessa bottiglia, a giocare con i kiwido, a fare quiz idioti e ridere, per poi fare anche qualche discorso serio, qua e là. Era stata una di quelle serate che avevo sognato per tanto tempo, di stare con un gruppo di amici universitari e trovarmi bene… non sono praticamente mai arrivate… quella sera è stata al secondo anno, una delle poche di quell’anno e di Bologna in generale…

… a proposito di serate, ricordo bene quelle del quarto anno (mentre finivo gli esami del terzo e arrivavo alla laurea insomma), quasi tutte e quasi sempre con C., qualche volta anche con L., al Corto Maltese, al Ristoro delle Fate, al messicano, al Wolf, al cinema…

… ricordo le porte rosse della mia casa del 2° anno, quella specie di soffitta trasformata in casa dove c’era sempre freddo, nonostante le pareti rivestite di legno; però la mia stanza era quella che sentivo più mia. E’ stato l’anno che mi sono portata la televisione perché ciascuna stava nella sua stanza la sera. L’anno più faticoso.

… i banchetti della Montagnola dove si trova di tutto, a tutti i prezzi, scarpe vestiti fiori orecchini pantaloni calze intimo cianfrusaglie varie magliette piercing maglioni portafogli lampadine bracciali caramelle pupazzi biancheria piatti pentole incensi essenze profumate sciarpe anelli borse… tra le altre cose anche tutta quella serie di capi di abbigliamento che fanno di una persona qualunque un Vero Studente Di Bologna: scarpe un po’ larghe e di solito slacciate, calzini colorati, pantaloni o gonne lunghe a quadri/toppe/righe, maglioni di lana meglio se usati di mille colori (d’inverno) e magliette batik (d’estate), sciarpe di cotone di vari colori attorcigliate al collo, fasce per capelli, borsa a tracolla stile peruviano, di solito con la foglia di maria come decoro (idem dicasi per il portafoglio); meglio ancora se hai qualche piercing visibile da qualche parte sul tuo corpo, un po’ di bracciali tintinnanti, rigorosamente in plastica o legno, anelli vistosi o comunque numerosi, qualche rasta o treccina colorata fra i capelli. Ecco fatto, sei pronto per cominciare l’università…

… quelli che ti vendono la bicicletta in via Zamboni dopo averla rubata da qualche parte e averla ridipinta (ma non necessariamente). “Bbici?” (sì perché di solito questa parola viene pronunciata con 2 b e la c un po’ scivolata) “Bbici? Bbici? Fumo?”. In rapida sequenza.

… le serate in p.za S.Stefano tra gente che suona la chitarra, la fisarmonica o i bonghi, quelli che hanno bevuto un po’ troppo e ti vengono a chiedere una sigaretta e poi ti parlano dei loro problemi per mezz’ora, quelli che giocolano, quelli che semplicemente chiacchierano e condividono una bottiglia di birra, quelli da soli che fumano e scrivono sms aspettando qualcuno che è in ritardo al loro appuntamento, quelli che arrivano in bici e cercano un palo dove parcheggiarla e chiuderla con due lucchetti, quelli che passeggiano col cane e poi si siedono e lo lasciano libero, quelli che cantano, quelli che ridono…




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